Il nuovo progetto di riqualificazione urbana ha l’obiettivo di incentivare la produzione e il consumo di alimenti sani in aree urbane come strumento di sensibilizzazione verso una maggiore sostenibilità dei consumi.
Oggi, venerdì 17 dicembre, è stato inaugurato il nuovo orto della Scuola di Management ed Economia dell’Università di Torino, un progetto di riqualificazione urbana dedicato alla coltivazione di frutta e verdura, destinato a tutta la comunità universitaria, associazioni, scuole e cittadinanza. Il progetto ha l’obiettivo di incentivare la produzione e il consumo di alimenti sani in aree urbane come strumento di sensibilizzazione verso una maggiore sostenibilità dei consumi. La sua ideazione nasce dalla stretta collaborazione della Scuola di Management ed Economia con il Dipartimento di Management e il Dipartimento di Scienze economico-sociali e matematico-statistiche dell’Ateneo, in collaborazione con UniToGO-Green Office dell’Università, e con la partecipazione del Dipartimento di Cultura, Politiche e Società, il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari, Obiettivo Studenti, AIESEC, e il contributo di Città di Torino.
Il nuovo orto è stato realizzato grazie ad un finanziamento di EIT Food, la comunità dell’innovazione sui prodotti alimentari dell’Istituto Europeo di Innovazione e Tecnologia, all’interno di un asse progettuale dedicato al concetto di New European Bauhaus, definito dalla Commissione Europea come quell’insieme di principi che definiscono il Green Deal come un’esperienza culturale concreta per tutta l’Europa, specie nel processo di ripresa rispetto alla crisi indotta dalla pandemia.
L’iniziativa si è concentrata sulla realizzazione di un progetto che rispondesse ai tre principi del nuovo Bauhaus e cioè qualità dell’esperienza, sostenibilità e inclusione, attraverso la partecipazione attiva di diversi stakeholder, interni ed esterni all’Università. Le attività che hanno portato alla realizzazione dell’orto sono iniziate nel mese di agosto. Nel mese di Ottobre è stato organizzato un workshop durante il quale si sono definite le migliori soluzioni gestionali per lo spazio e per la garanzia dell’accessibilità, le specie vegetali da coltivare e le strategie per favorire lo sviluppo di una comunità attiva e inclusiva. Nel mese di novembre è invece stato organizzato, grazie al supporto tecnico di Amiat Gruppo Iren, un momento di pulizia degli spazi con il coinvolgimento degli studenti e delle studentesse e il personale docente, con lo scopo di avviare simbolicamente il progetto di transizione.
L’attività di pulizia ha permesso di raccogliere, in poche ore, 860 kg di rifiuti che grazie al supporto di Amiat sono stati avviati a trattamento e recupero. In aggiunta, come applicazione pratica alla vocazione scientifica del Dipartimento di Management, si è deciso di adottare una filosofia di economia circolare lungo l’intero progetto di design. Per la realizzazione tecnica delle infrastrutture e degli arredi sono state recuperate le traversine dei treni (opportunamente trattate), legno di scarto da segherie locali e da cantieri edili che operano in bioedilizia che altrimenti sarebbero diventati rifiuti. Il legno che è stato utilizzato per creare il camminamento che attraversa gli orti è stato realizzato grazie al recupero di 22 quintali (3 metri cubi), pari a 28 traversine, di traversine ferroviarie in rovere. Le assi per la realizzazione dei cassoni sono composte da legno che è stato recuperato da cantieri edili e da falegnamerie di Torino.
Questo ha permesso di recuperare 15 quintali di legno pari a 2 metri cubi in maggioranza corteccia di larici ed abeti. La casetta degli attrezzi, il tavolo e le panchine sono stati realizzati recuperando e riassemblando componenti esistenti da scarti di cantieri edili ed invenduti. Si è stimato che questo progetto abbia permesso di risparmiare circa 52/60 quintali di legno vergine e allungare il ciclo di vita di diversi prodotti e materie prime. La stima è avvenuta considerando la percentuale di materia prima che si perderebbe durante la gestione del bosco, e le diverse fasi di taglio, trasporto e macchinaggio.
Per migliorare l’accessibilità dell’area e consentire alla popolazione disabile una migliore fruibilità, si sono progettati dei camminamenti e dei cassoni disegnati per essere percorsi ed usufruiti da una popolazione con disabilità motorie. Cassoni più bassi e stretti, sono stati progettati per coinvolgere bambini e bambine delle scuole limitrofe. La storia dell’orto e le sue regole sono anche disponibili in formato audio, per la popolazione non vedente e ipovedente, accessibile con smartphone.
“Con questo progetto abbiamo fatto un vero e proprio ‘terno … all’orto’ – ha dichiarato il Prof. Egidio Dansero, Vice Rettore Vicario alla sostenibilità e alla cooperazione allo sviluppo – Sono almeno tre i numeri vincenti e i punti di vista da cui saper guardare per cogliere e pesare i frutti dell’iniziativa. In primis, con questo progetto si realizza la vera e propria ‘messa a terra’ della collaborazione che l’Università di Torino ha attivato con la partecipazione a EIT Food, generando positivi effetti all’interno e all’esterno dell’Ateneo, nel quadro di preziose sinergie territoriali. In secondo luogo, infatti, l’orto della SME rientra nelle strategie che l’Università di Torino ha intrapreso da alcuni anni verso una maggiore sostenibilità dell’Ateneo. In particolare questo è avvenuto attraverso la creazione del Green Office UniToGO e la promozione e collegamento di una pluralità di iniziative nei diversi contesti locali come questo della Scuola di Management ed Economia, valorizzando e coltivando saperi, sensibilità e passioni disseminati presso studenti, personale tecnico-amministrativo e docenti. In questo modo UniTo fornisce un importante contributo di buona pratica alla comunità universitaria torinese e ai gruppi di lavoro “cibo” e “Inclusione e giustizia sociale” della RUS, Rete delle Università per lo sviluppo sostenibile. Infine, così facendo, si intensifica e fruttifica la collaborazione tra l’Ateneo, la Città e i vari attori locali che nei diversi contesti territoriali alimentano la relazione città-università. In particolare, l’orto della SME è il primo seme di una più ampia trasformazione che coinvolgerà lo spazio dell’Ex Combi, nel quadro di un accordo tra Città, Università, Politecnico, in dialogo con l’insieme di organizzazioni e associazioni presenti nell’area”.
“Sono stati organizzati – ha spiegato la Prof.ssa Laura Corazza del Dipartimento di Management di UniTo – alcuni momenti di co-progettazione che hanno permesso di raccogliere idee, spunti e per creare uno spazio capace di raccogliere diversi punti di vista e diverse esigenze, ispirato dalla creatività e dell’immaginazione dei singoli, ma con una visione corale. Durante i diversi incontri con anziani che frequentano abitualmente l’area e che sono cresciuti in questo quartiere, si è ricostruita la storia del sito, anche dal punto di vista delle specie arboricole che erano presenti. La scelta delle piante è stata ispirata dai racconti che abbiamo ascoltato e dalle diverse testimonianze di chi è cresciuto in questi spazi. Riprendere le radici storiche nella scelta delle piante è servito a dare un senso di continuità con il passato, riscoprendo una memoria storica importante”.