DALLE NUOVE OPPORTUNITA’ DI UN MADE IN ITALY DI QUALITA’ AI NUOVI TREND, NEL CARRELLO DELLE FAMIGLIE COME NELLE MENSE DEI PIÙ PICCOLI: I NUMERI EMERSI DAL CONVEGNO DI GRANAROLO A BOLOGNA
Si è tenuto oggi presso il nuovo auditorium del Gruppo a Bologna il convegno organizzato da Granarolo su alimentazione e sicurezza alimentare inaugurato da Sergio Venturi, assessore alle Politiche sulla Salute della Regione Emilia Romagna.
Tanti e diversi gli spunti di riflessione lanciati dai vari ospiti intervenuti. Si è parlato del mercato dei consumi alimentari italiano che, secondo quanto riportato da Denis Pantini, Responsabile Area di Ricerca Agricoltura e Industria Alimentare Nomisma S.p.A., è uno dei principali a livello europeo, con un valore dei consumi pari a 230 miliardi di euro nel 2015. Nonostante la crisi degli ultimi anni, alcuni trend si sono affermati in crescita. Tra questi c’è l’attenzione alla salute e al benessere, con prodotti light e gluten free che conquistano i carrelli della spesa di un numero sempre maggiori di italiani. Il tasso di penetrazione dei prodotti biologici tra le famiglie italiane, ha spiegato Pantini, è passato dal 53% del 2012 al 74% nel 2016. Il mercato europeo sembra inoltre destinato ad arrivare sempre più in Oriente: un’occasione per il “Made in Italy”, che potrà affermare la qualità e l’originalità che lo contraddistinguono a livello planetario. Elemento cardine: “l’occidentalizzazione” delle diete che risulteranno maggiormente improntate su produzioni a più alto valore aggiunto e per le quali il “Made in Italy” può giocarsi rilevanti opportunità di mercato, sia per l’alto posizionamento di cui già oggi godono i nostri prodotti nei segmenti di consumo alimentare, sia per l’elevato apprezzamento e notorietà che accompagna il brand “Made in Italy” tra i consumatori di tutto il mondo.
Nell’anticipare le iniziative per i 60 anni del Gruppo Granarolo, il Presidente Gianpiero Calzolari ha illustrato il modello cui si ispira l’azienda: un coraggioso esempio di conciliazione di nuove tendenze e innovazione con l’unicità del Made in Italy, senza rinunciare alla valorizzazione delle filiere agricole, asse portante della tipicità e della qualità dei prodotti italiani. Obiettivo: far crescere l’economia del cibo italiano nel nostro Paese e all’estero (avendo come traguardo i 50 miliardi di fatturato di export agroalimentare entro il 2020), anche facendo network con altre aziende italiane, non strettamente food ma con business correlati come il biomedicale o il packaging. Per dare nuova linfa vitale ai tanti bisogni delle aziende sarà creato a Bologna un Acceleratore Agrifood che oltre a formazione, ricerca e contributi economici metterà sul piatto bisogni reali in seno alle aziende, impianti pilota e disponibilità all’affiancamento in fase di start up. L’Acceleratore si chiamera’ Agrifood Business Innovation Center e avrà al suo fianco anche l’Università di Bologna e Aster.
Qualità del prodotto sulla tavola del consumatore, sicurezza alimentare, efficienza logistica e di costo, e sostenibilità ambientale sono le 4 anime in cui si declinerà la prestazione globale di una moderna filiera agroalimentare. Riccardo Manzini, Direttore Food Supply Chain Center dell’Università di Bologna, ha evidenziato come sia una sfida per chi si occupa della filiera alimentare trovare le soluzioni migliori per “far viaggiare” i prodotti, mantenendo le condizioni adatte alla loro conservazione. È un tema fondamentale, perché riguarda la qualità del cibo che arriva sulla nostra tavola, in termini di gusto ma anche di sicurezza. Visto l’orientamento delle tendenze, che portano verso una crescita prevista del 55% del volume di merce scambiata a livello globale da qui al 2050, si rivela necessario rivoluzionare gli attuali sistemi di movimentazione, stoccaggio e traporto degli alimenti, sotto la spinta di un’“Industry 4.0”.
La Presidente di Camst, Antonella Pasquariello, ha evidenziato come i nuovi trend alimentari si riflettano anche nella ristorazione scolastica in un caleidoscopio di esigenze diverse che vanno dalla richiesta di prodotti biologici, a Km 0, a menu vegani, vegetariani e a molteplici personalizzazioni dei menu dettate da ragioni religiose e mediche. A fronte di questi cambiamenti, ciò che resta invariato è il costo medio di un pasto che oggi, come 4 anni fa, si attesta intorno ai 4,60 euro, secondo i dati di settore. Riuscire a conciliare le richieste emergenti, continuare a garantire elevati standard di sicurezza e contenere i costi rappresentano oggi, secondo Antonella Pasquariello, le maggiori sfide per chi opera in questo settore.
Ai valori nutrizionali e alla salubrità degli alimenti, la Presidente di Cooperativa Sociale Franca Guglielmetti ha voluto aggiungere anche altri fattori di cui tenere conto nell’approccio al cibo (tradizionale o nuovo) dei più piccoli, di tipo emotivo, affettivo e cognitivo. È un mondo intorno al quale gravitano la salute dei bambini, anche molto piccoli, le ansie dei genitori, che crescono significativamente e in proporzione all’approccio salutistico al cibo, e le elaborazioni pedagogiche miranti a gestire tutte queste componenti nel modo più armonico ed evolutivo possibile.
I messaggi emersi nel quadro degli interventi del convegno di Granarolo, che hanno toccato le varie sfaccettature di un tema delicato come quello della sicurezza alimentare, hanno portato alla luce dati interessanti per analizzare i trend attuali, permettendo a chi si occupa di agroalimentare di cogliere in anticipo alcune delle possibili evoluzioni del settore.
Ecco i numeri emersi dal convegno:
· 230 miliardi il valore dei consumi in Italia nel 2015
· penetrazione dei prodotti biologici tra le famiglie italiane arrivato al 74% nel 2016, in crescita
· il mercato italiano si afferma sempre più a Oriente
· prevista una crescita del 55% del volume della merce scambiata entro il 2050
· nascerà a Bologna l’Agrifood Business Innovation Center, un Acceleratore di nuova concezione