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Vino

Fiorini presenta i suoi Pop Wine: una trilogia di vini “particolari” ispirati alla Pop Art

È ispirata ai grandi protagonisti della Pop Art l’ultima novità di Fiorini, cantina che affonda le sue radici nella storia e nel paesaggio delle colline marchigiane (in provincia di Pesaro e Urbino).

Si tratta della collezione “Pop Wine”, composta da Andy, Radiant e Roy: una trilogia di nuovi vini “particolari”, frutto del percorso di ricerca e sperimentazione che caratterizza da sempre l’azienda. 

Tutto nasce da un’intuizione di Paolo Tornati, che insieme alla moglie Carla Fiorini è a capo dell’azienda agricola. Amante dell’arte contemporanea, lui. Enologa con lo spirito dell’esploratrice, lei.

Carla Fiorini

Il progetto muove i primi passi nel 2012 con il primo vino, Andy 2014. Da allora una strada fatta di studio, applicazione, sensibilità e capacità visione, che fanno maturare in Paolo la consapevolezza di un diverso “ruolo” destinato a questi vini, man mano che prendono forma anche gli altri due, Radiant e Roy.

Per descriverlo, non c’è modo migliore che il paragone con l’arte. Precisamente, con la Pop Art: se quella, attraverso un approccio dirompente, aveva sradicato il tradizionale concetto di arte come appannaggio di un’èlite per formulare una nuova idea di “Arte per tutti”, con queste tre etichette Fiorini ha scelto di esplorare il vino da strade nuove e non convenzionali.

«Produrre vino, dopotutto, è una forma d’Arte perché ha nella Natura la sua musa ispiratrice» sottolinea Paolo Tornati.

Ciascuno dei tre “Pop Wine” rappresenta l’approdo di una ricerca a sé stante: Andy esprime la longevità del vino bianco più rappresentativo del territorio, il Bianchello; Radiant è l’inedita combinazione di due vitigni autoctoni marchigiani da uve bianche; Roy accoglie l’inaspettata riscoperta di un vitigno rosso.  

L’omaggio alla Pop Art passa dagli stessi nomi, ispirati a tre dei suoi più celebri interpreti: Andy Wharol, Keith Haring (per “Radiant Baby”, dalla serie di icone dell’artista statunitense) e Roy Lichtenstein. Ma è quell’aggettivo “particolare”, a cui il nome si accompagna, a denotare la carica innovativa di questi tre vini: Andy, “particolare di vendemmia”; Radiant “insieme particolare”, Roy “rosso particolare”.

«Questa trilogia testimonia la voglia di sperimentare e fare qualcosa di assolutamente nostro» racconta Carla Fiorini. 

Andy, Radiant e Roy hanno in comune non solo la volontà di superare le convenzioni, ma anche quella di raccontare il vino come materia viva, diretta emanazione della personalità del produttore e del contesto naturale che li circonda. 

Non per nulla, fin dal processo di lavorazione, i tre Pop Wine di Fiorini sono vini non classificabili, anzi decisamente aperti alle possibilità. 

«Ci piace definirli “dinamici”, per la loro capacità di cambiare» continua Carla Fiorini. «Si tratta di vini che hanno come minimo un paio di anni, quindi hanno già una loro portata narrativa. Ma sono anche “particolari” nel sapersi raccontare in modo diverso addirittura man mano che si assaggiano».

Alla base della ricerca che guida la trilogia Pop c’è in fondo un unico obiettivo, per Fiorini: riportare al centro il piacere – sensoriale e intellettuale – del bere, come diritto di scoprire e lasciarsi sorprendere, al di là delle tecniche e delle prassi. 

I Pop Wine sono venduti in una confezione speciale da tre bottiglie, nelle enoteche e negozi specializzati, e in azienda, dove sono oggetto di un apposito percorso degustativo “Pop”, che da oggi arricchisce la consueta proposta di vini in assaggio.

CANTINA FIORINI – Quella di Fiorini è una storia agricola che si intreccia con le nuove frontiere del vino. L’azienda custodisce, da più di 100 anni, una storia di cultura, etica e rispetto. Immersa nelle colline della provincia di Pesaro e Urbino (località Barchi, comune di Terre Roveresche), ama attingere dalle proprie radici ma sempre per orientare un percorso rivolto al futuro.

In ogni etichetta, non a caso, emerge il forte legame identitario con la cantina, che si tratti di autentici omaggi alla tradizione o di sapienti sperimentazioni. Un presupposto fondamentale per Carla Fiorini, imprenditrice ed enologa che, pur avvalendosi di un assiduo confronto con consulenti professionisti da tutta Italia, ha tracciato una sua autonoma ricerca per elaborare quella visione personale che oggi caratterizza la cantina e i suoi vini.

Degli oltre 100 ettari di terreni quasi interamente a conduzione biologica, ben 45 sono destinati ai vigneti: 30 ettari di Bianchello, 3 ettari di Sauvignon Blanc, 2 ettari di Verdicchio e 10 ettari tra Sangiovese ad acino piccolo, Sangiovese ad acino grosso, Montepulciano e Cabernet Sauvignon, da cui provengono le 13 etichette. 

In particolare il passaggio al biologico, avvenuto nel 2013 è, stato un passo significativo nella lunga storia dell’azienda. Una scelta fatta per confermare il legame con la terra, proteggere i vigneti e il lavoro di chi ogni giorno se ne prende cura, ma soprattutto perché, oggi come ieri, per Fiorini metodi e modi di vinificazioni, confezionamento e affinamento hanno, come obiettivo principale, il rispetto del frutto. L’uva resta infatti il motivo caratterizzante i vini.

Diventa quindi fondamentale l’attenzione per la sua integrità, in ogni fase, perchè è qui che si gioca la partita sulla qualità. Per Fiorini il fattore umano è indispensabile nella fase viticola e la raccolta avviene rigorosamente a mano, mentre si ricorre ad alcune precauzioni tecnologiche nelle fasi più delicate del processo (come la refrigerazione delle uve e la pressatura soffice sotto copertura di gas inerti), per non intervenire più sul vino ottenuto dalla fermentazione. Dopo di che, solo il tempo, l’affinamento e i giusti tagli fanno il resto.